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Call for papers – Rivista Italiana di Filosofia del Linguaggio

Issue 7, March 2013

Edited by: Giorgio Lo Feudo

Le passioni semiotiche

Le definizioni che normalmente si adottano per classificare sommariamente le emozioni, prevedono una distinzione tra quelle cosiddette primarie e le altre denominate complesse (o sociali). Le prime evidenziano una forte correlazione col corporeo e risultano per lo più sottomesse a meccanismi stimolo-risposta. Paura e rabbia, per citare le più immediate, denotano l’assenza o comunque la limitatissima presenza di mediazioni simboliche. La paura, se percepita come tale, attiva una reazione fisica, circoscritta ai soli ambiti protopatici ed epicritici, alla quale seguono, rapidissimi, comportamenti di allarme e di protezione di sé. Al contrario, le emozioni complesse o sociali prevedono uno iato, una soluzione di continuità, tra il fattore scatenante e i modi di agire da esso in qualche modo provocati. Colpa, vergogna e orgoglio, per configurarsi correttamente come tali, devono implicare la consapevole esistenza di linguaggio e socialità intese sia in termini di compresenza che di potenziale sanzione. Volendo rappresentare l’arco teorico che accomuna tali due macro categorie di emozioni, allo scopo di delineare il percorso che finirà per distinguerle in primarie e complesse, si può tranquillamente affermare che esso è sancito, da una sempre più prepotente intrusione del simbolico-triadico nel percorso di azione e di comprensione che le caratterizza. In un’ipotetica mappa semiotica  degli stati emotivi, si possono prevedere, a partire dalla quality of feeling di cui ci parla Peirce a proposito del qualisegno, sia le emozioni primarie, esistenti e certe (sinsegni) sia le emozioni sociali, regolari e ricorrenti (veri e propri legisegni). Queste ultime precedono le passioni e i sentimenti in un percorso nel quale, in concomitanza col sopraggiungere di questi ultimi, l’aggancio col corporeo si riduce sempre più, a tutto vantaggio della continua estensione delle variazioni interpretative. Le emozioni primarie sono analizzabili più che altro in chiave ontologica; quelle sociali (o complesse) no. Queste ultime sono segni, simboli di Peirce e, come tali, devono essere interpretate semioticamente. Le passioni, così come i simboli, esistono e la loro esistenza è data dalla regolare mutazione degli abiti nonché dalla variabile staticità   degli schemi cognitivi i quali, formatisi nelle menti degli interpreti, assumono, per Peirce, la fisionomia del legisegno e conquistano lo status di concetto. Paura e orgoglio esistono in noi anche se non li avvertiamo; la prima si manifesta di per sé e così com’è; l’orgoglio no; esso è triadico e pertanto più  semiotico che ontologico. L’orgoglio, ma anche la colpa o la vergogna, sono dei legisegni e pertanto, oltre a  costituirsi come concetti i quali, per il padre del pragmaticismo americano, rimangono nella mente dell’interprete in tutta la loro potenza e generalità ancor prima di assumere qualunque specificazione, si differenziano da essi per l’intervento dell’interpretante, grazie al quale i legisegni-concetti  significano tutte le conseguenze pratiche a cui possono dar luogo.

Come si evince dalle brevi e sintetiche note che precedono, gli spunti di riflessione inerenti alle emozioni/passioni, offerti dalla semiotica di Peirce, sono numerosi e suggestivi e possono essere afferrati e sviluppati sia in termini ontologici che semiotici.

Com’è noto, tanti altri studiosi di filosofia del linguaggio, di ontologia, di ermeneutica, di semantica, hanno affrontato, anche in maniera più dedicata, le passioni in chiave simbolica (Wittgenstein, Hjelmslev, Greimas, Fontanille, per citarne solo alcuni).

E’ al pensiero “passionale” di tali filosofi che il numero monografico di RIFL è dedicato. Esso si rivolge agli studiosi interessati al tema, ai quali chiede di proporre saggi e lavori inediti in grado di svilupparlo e ampliarlo in misura auspicabilmente innovativa.

I contributi devono avere natura teorica e possono attingere alle prospettive dei seguenti ambiti disciplinari: filosofia del linguaggio, linguistica, retorica, semiotica, storia della filosofia, filosofia del diritto,filosofia morale, filosofia politica,antropologia, sociologia, psicologia e neuroscienze.

Sono accettati articoli in italiano, inglese, francese, tedesco, spagnolo e russo. Tutti i contributi inviati devono essere preparati dall’autore per la valutazione in forma anonima. E’ necessario, quindi, che il nome, l’afferenza ad una istituzione e il titolo del contributo siano indicati in un file diverso da quello che contiene il testo. Il contributo deve essere inviato in formato elettronico .doc o .rtf a segreteria.rifl@gmail.com.


Note per gli autori

Lunghezza massima contributi:

40000 battute (spazi inclusi) per gli articoli (compresa la bibliografia);
20000 battute (spazi inclusi) per le interviste e le rassegne;
10000 battute (spazi inclusi) per le recensioni.

Data ultima invio contributo: 10 gennaio 2013

Notifica accettazione: 12 febbraio 2013 

Per ulteriori informazioni: segreteria.rifl@gmail.com