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17.6.22
call for papers Carte Semiotiche

CALL FOR PAPERS CARTE SEMIOTICHE, ANNALI 9 
- Scene della nostalgia            

a cura di Mario Panico

La nostalgia è una passione con una storia semantica particolare. Pur essendo composta da due parole greche, νόστος (nostos, ritorno) e άλγία (algia, dolore), essa non è di derivazione ellenica. La nostalgia infatti è stata “inventata” linguisticamente dallo svizzero Johannes Hofer (1688) per riferirsi allo stato di malessere fisico che attanagliava i soldati costretti ad abbandonare la propria terra natale (cfr. Prete 1992; Leone 2014). Nei secoli, poi, la nostalgia è migrata in diversi ambiti, venendo riconosciuta sia come passione dello spazio, “dolore della distanza da un luogo” che si può curare solo con il ritorno fisico, che come frustrazione emotiva legata alla temporalità, in particolare all’irreversibilità del tempo passato, all’impossibilità di frequentarlo di nuovo, oltre che alla presupposta insoddisfazione nei confronti del presente (Starobinski e Kemp 1966, Jankélévitch 1974, Prete 1992, Teti 2020).


In ambito semiotico è stato Algirdas Julien Greimas (1986) a offrire la prima analisi lessematica della passione nostalgica, lavorando sulla nostalgia “francese”, partendo dalla definizione del dizionario Petit-Robert. Nelle pagine del semiologo la nostalgia si configura come una passione diaforica, in equilibrio tra disforia e euforia, che permette al soggetto di rimpiangere, quindi essere triste, ma anche desiderare un oggetto che lo ha reso felice. In altre parole, la nostalgia caratterizza un soggetto che, avendo coscienza della sua posizionalità presente, si sente disgiunto da un oggetto di valore che appartiene al passato, a una temporalità altra. La consapevolezza di questa condizione e la comparazione tra presente e passato spinge il soggetto verso lo stato patemico del deperimento a cui segue il rimpianto.
           
La nostalgia pone il soggetto rimpiangente davanti al fatto che qualcosa – o qualcuno – che un tempo lo ha fatto stare bene, appartiene ormai a uno spazio/tempo andato. Essa, quindi, si impone come un’attività di resistenza emotiva nei confronti di una perdita irreversibile che aspettualizza e modalizza il tempo passato come terminativo, qualcosa che non può più tornare, generando il dispiacere ma anche il desiderio attivo che ritorni ancora, qui e ora.
  
Andando dal livello individuale a quello culturale-testuale, l’isotopia dello spazio e del tempo in relazione alla nostalgia ritorna in molti contributi semiotici successivi che fanno tesoro delle importanti pagine di Greimas. Si pensi ai lavori di Isabella Pezzini (1998) su Fitzcarraldo di Herzog, a quelli di Francesco Mazzucchelli (2012) sulla jugonostalgia, a quelli di Lucio Spaziante (2012) sulle serie televisive, a quelli di Daniela Panosetti e Maria Pia Pozzato (2013) sul vintage, a quelli di Massimo Leone (2014, 2019) sul rapporto tra temporalità e forme del consumo e sulla retropia urbana, a quelli di Gianfranco Marrone (2016) che indagano la relazione tra nostalgia, futuro, estesia e cultura culinaria, a quelli di Piero Polidoro (2017, 2020) sulla nostalgia come “effetto circostanziale” attraverso i media.       


Pur perseguendo obiettivi diversi, i temi sullo sfondo di tutte queste indagini sono quelli della traduzione e valutazione/Sanzione positiva del passato, indipendentemente dal fatto che esso sia stato davvero vissuto o immaginato (Greimas 1986, Appadurai 1996). Due questioni, queste, che hanno animato anche il dibattito extra-semiotico sulla nostalgia, in particolare quello sociologico e antropologico. Anno zero che ha segnato l’inversione di rotta della riflessione contemporanea è il 2001. Svetlana Boym pubblica il suo libro The Future of Nostalgia, in cui propone una doppia tipologia di nostalgia: “restaurativa” e “riflessiva”. Esse corrispondono a due modalità differenti di relazione col tempo passato, due differenti aspettualizzazioni e valorizzazioni dello stesso.

Nel primo caso il passato è concepito come l’oggetto di valore da desiderare e da riottenere attraverso la sua ricostruzione à l’identique. Le immagini, i valori e lo spirito del tempo passato sono utilizzate come fonte epistemica e normativa al quale rifarsi per risollevare un presente ritenuto insoddisfacente. In ambito politico, ad esempio, è il caso dei movimenti nazionalisti e anti-progressisti che propongono nelle immagini del passato la soluzione per la crisi del presente e del futuro.

Il secondo tipo, invece, non aspira alla ri-attualizzazione del passato ma chiama in causa la storia personale, la sensazione che caratterizza il ricordo di esperienze passate, amaramente o serenamente accettate come tali.
Ovviamente, non si tratta di categorizzazioni monolitiche, ma di classificazioni analitiche di una passione camaleontica, che cambia col modificarsi del contesto – politico, mediale, artistico, commerciale, ecc. – in cui viene indagata (una vertiginosa lista delle varie “aggettificazioni” della nostalgia sono in Ange e Berliner 2014). 

L’obiettivo di questo numero di Carte Semiotiche è quello di lavorare sulle figure, discorsi e strategie culturali della nostalgia, all’interno di diversi contesti e spazi della semiosfera che vanno dall’arte, agli spazi urbani, agli ambienti mediali vecchi e nuovi, alle pratiche politiche e del quotidiano. In particolar modo, invitiamo i contributori a riflettere su testi visivi e pratiche in cui il desiderio di passato si articola e stratifica.

 

L’idea centrale è quella di raccogliere contributi che non diano conto tanto della dimensione psicologica della passione (su questo si veda per esempio Routledge 2016), ma delle retoriche discorsive e ideologiche ad essa connesse, capaci di riarticolare la temporalità e produrre nuovi effetti di senso del passato. Particolare rilievo dovrà essere dato, quindi, alle modalità con cui i gruppi e le culture si relazionano alle temporalità, appassionando le proprie memorie, producendo una immagine ripulita del passato, inventando credenze e miti utili per l’autoconservazione.

 

Queste possibili diverse risemantizzazioni del passato ci pongono davanti all’urgente domanda di ridefinire i vari caratteri semiotici, filosofici e antropologici della nostalgia. Pertanto, gli articoli proposti dovranno indagare sotto quale rispetto la nostalgia possa produrre nuovi regimi di verità, cronologie e immaginari, basandosi su fantasie, desideri, paure e aspirazioni (cfr. Affuso 2012). In questo senso, la nostalgia si pone come una passione salvifica e consolatrice che non solo abbellisce il passato ma ne neutralizza i conflitti, in modo che niente possa interferire con la nuova versione del tempo andato.       

Si suggeriscono i seguenti possibili – ma non esclusivi – ambiti di ricerca:

 

1.     Nostalgie: questioni teoriche

(i)             È necessario riflettere sulle numerose relazioni che la nostalgia intrattiene con la temporalità passata in relazione alle variabili culturali. Si pensi, guardando alle lingue, a come il “desiderio del passato” sia identificabile in diverse parole (saudade in portoghese, Fernweh in tedesco, homesickeness in inglese, mal du pays in francese, Natsukashii in giapponese) o in passioni vicine come “malinconia”, “rimpianto”. Attraverso la comparazione lessematica di questi termini possono emergere le differenze culturali e le conseguenti attribuzioni di senso del passato e del presente.

(ii)            Sono accolte riflessioni semiotiche, di teoria dell’arte, filosofico-estetiche, sociologiche e antropologiche connesse alla nostalgia e alla cultura visuale. Si pensi, in particolar modo, al tema del citazionismo, della preservazione e del restauro di rovine e macerie che evocano un presente passato (Augé 2014): tutti processi che possono essere connessi al tema della nostalgia, alla modalizzazione del passato, alla costruzione di una continuità temporale, oltre che alle politiche di trasmissione del ricordo.

 

2.     Estetiche della nostalgia

Nella cultura contemporanea la nostalgia è una passione tentacolare che interessa diversi ambiti del quotidiano, cambiando sempre il suo significato: dalla politica (Bonnett 2010) al cibo (Marrone 2016; Stano 2021), dalla moda (Panosetti e Pozzato 2013; Panosetti 2015) alla musica (Dauncey and Tinkeral 2014), dal cinema (Morreale 2009) alla cultura mediale e digitale (Niemeyer 2014, Terraciano 2018).

In un’ottica semiotica si invitano i contributori a riflettere sulla discorsivizzazione della nostalgia, sulle modalità di estetizzazione e ricezione del tempo passato, tra “passione rappresentata” e “passione prodotta” (Pezzini 1998, Polidoro 2017). In altre parole, quali temi, figure e attori contribuiscono alla narrazione nostalgica del passato? Come viene rappresentato il rimpianto nostalgico? Come viene invece indotto nel soggetto lettore/spettatore? Quali strategie sono utilizzate per creare un “effetto nostalgia”?

 

3.     Semiotica del soggetto nostalgico

Chi è, quindi, il nostalgico? Intrecciando la riflessione del punto precedente, come viene rappresentato questo soggetto rimpiangente? Qual è il suo statuto cognitivo e passionale? Qual è il rapporto tra competenza cognitiva del passato (intesa in questo caso sia come ciò sa e ciò che deve sapere) credenza e aspettativa del futuro? Quali sono i suoi “gusti” di passato? Esistono testi visivi che propongono rappresentazioni emblematiche del soggetto nostalgico (si pensi per esempio al protagonista del film Midnight in Paris, 2011, di Woody Allen, a quello del film La Belle Èpoque, 2019, di Nicolas Bedos, o ancora al protagonista del recentissimo Nostalgia, 2022, di Mario Martone)? Espandendo la riflessione, è possibile parlare di un soggetto collettivo nostalgico? Come è definibile il sentire collettivo?       
Altre domande possibili sono: nei testi che edulcorano il passato è possibile individuare un “Nostalgico Modello”, sotteso in essi? Se sì, come viene convocato, previsto, atteso, suggerito nelle trame del testo? Qual è il bagaglio enciclopedico (e memoriale) richiesto a chi usa il testo, quale predisposizione passionale e cognitiva è auspicabile che abbia il soggetto?

 

4.     Nostalgia come pratica culturale

Anche le pratiche di consumo, turismo, alimentazione, politiche, ecc., possono essere nostalgicamente orientate. Per questa sezione si invitano contributi focalizzati principalmente su pratiche mirate a creare un’atmosfera “fuori” dal tempo presente, facendo particolare riferimento alle intenzionalità della nostalgia.

 

5.     Cultura materiale e nostalgia

Come si struttura questo rapporto tra cultura materiale e nostalgia?       

La cultura materiale intrattiene con la nostalgia un rapporto privilegiato (Leone 2014). Quando ad un oggetto vengono connesse memorie del passato, esso diventa traccia “sopravvissuta” ma anche feticcio, ambasciatore dei tempi ormai perduti, simbolo di epoche passate, segno-ponte tra presente e passato. O ancora, si pensi, ad esempio, alla dimensione estesica ed estetica della nostalgia in relazione agli oggetti che evocano memorie involontarie e nostalgiche, come suggeriscono le opere di Marcel Proust (cfr. Pezzini 2021).   

 

6.     Nostalgia: passione della memoria, politica della memoria   

In questa sezione è possibile considerare il carattere costruttivo della nostalgia in relazione alle politiche della memoria collettiva e culturale, come questa passione ridefinisca ideologicamente la cronologia degli eventi, esaltando una presunta grandezza del passato e costruendo miti e icone popolari.

 

7.     Spazi della nostalgia

Si invitano i contributori a riflettere su quegli spazi, urbani e museali, che sono nostalgicamente orientati e che propongono un abbellimento del passato. Si pensi, ad esempio, alla fascinazione del passato che viene proposta nei musei dell’ostalgie nella Germania orientale o nei musei etnografici che ricostruiscono lo spazio domestico di un “mondo perduto”.

 

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