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Call for Papers E|C n. 38, 2023

Il numero 38 di E|C intende approfondire la questione della materialità indagandone la capacità di produrre specifiche articolazioni di senso, esplorando la dimensione elementale della significazione umana e sociale attraverso analisi testuali e riflessioni teoriche.

Come è noto, la teoria della significazione si fonda sulla quadripartizione hjelmselviana secondo la quale i linguaggi sono forme che ritagliano materie ottenendo sostanze. Eppure, tali materie sono pensabili soltanto a posteriori attraverso il confronto fra le sostanze formate. Da qui il paradosso: da un lato, la materia precede i meccanismi di senso, dall’altro, ne è il risultato. Proprio perché doppiamente esterna a tali meccanismi, la materia è stata a lungo esclusa dall’indagine sulla significazione, ma per quanto la semiotica strutturalista possa sembrare un pensiero smaterializzante, è tuttavia vero che una riflessione sulle forme della materia è possibile e necessaria.

Dal punto di vista della dimensione figurativa, ad esempio, i materiali sono elementi concreti già in qualche modo inscritti tra le figure del mondo. Oggetti di senso, i materiali sono “la manifestazione particolarmente suggestiva di una riflessione sul mondo sensibile, di una ‘logica concreta’ in atto” (Floch 1984, p.176). Materie e materiali sono sempre già culturalizzati e in quanto tali rappresentano risorse di senso, virtualità pronte all’uso che si offrono come riserva per nuova significazione, continui bricolage e traduzioni. Ma in che cosa consistono queste riserve di senso? sono qualità proprie dei materiali o il loro valore si costruisce anche e soprattutto a partire dagli usi, individuali e collettivi, che se ne fanno? E quali tensioni o veri e propri programmi narrativi portano inscritti il legno, il cemento, la plastica, la lana, il nylon? E cosa possono significare gli stati e le trasformazioni stesse della materia, nelle loro catene sintagmatiche o nelle relazioni paradigmatiche (polverizzazione, liquefazione, solidificazione etc.)?

O ancora, si pensi alla riflessione sul linguaggio plastico e sulla dimensione estetica. Da questa prospettiva, sono i diversi ritagli della materia a produrre specifici effetti di senso, spesso indipendenti dalla dimensione verbale in senso stretto e che possono riguardare gli aspetti più disparati della significazione umana e sociale: dalla musica alla pubblicità, dalla moda alla cucina, dalla letteratura alle arti, dagli spazi urbani e domestici al design etc. Allo stesso modo, texture, consistenze e altre caratteristiche sostanziali possono mettere in forma determinati sistemi di valore, rappresentandone l’articolazione discorsiva. Pensiamo, ad esempio, allo statuto di alcuni materiali artificiali (come la plastica o, al contrario, i materiali “sostenibili”) di cui facciamo uso quotidianamente, alla percezione che abbiamo di essi. O si consideri il modo in cui si costruiscono, diffondono e trasformano i significati di materie differenti, talvolta coinvolte in vere e proprie strategie di camouflage (per es. superfici che sembrano ecologiche, nel marketing, o texture che imitano altre sostanze nelle forme espressive, nella moda o nel design). Che dire invece del modo in cui l’universo del digitale e del virtuale produce certi effetti di materia, di consistenze e texture? Come si traducono i dati?

Se la materialità delle sostanze può contribuire attivamente alla messa in forma degli immaginari sociali e culturali, bisogna dunque riconoscere l’agency di cui questi attori nonumani si fanno in qualche modo portatori: i materiali sono efficaci perché fanno e, soprattutto, fanno fare, producendo trasformazioni cognitive, pragmatiche, patemiche e somatiche nei soggetti coinvolti nell’azione. Essi raccontano storie, manifestano sistemi di valori, formano retoriche e ideologie che riguardano non soltanto i materiali in sé ma anche le consistenze. Come nel caso del differente valore assunto dalle polveri se le si considerano in ambito ecologico (es. polveri sottili) o nel mondo dei consumi (es. polveri pulenti), o ancora nel caso della schiuma che, ad esempio nell’universo cosmetico, oggi significa un prodotto aggressivo al contrario di quanto accadeva qualche decennio fa e oltre, quando la schiumosità era una qualità euforica delle sostanze pulenti (v. Barthes 1957).

Sulla scia di questo tipo di riflessioni, questo numero monografico di E|C intende esplorare il ruolo semiotico della dimensione della materialità lungo alcune possibili linee di ricerca, quali:

  • Discorso dei materiali (per es. la flessibilità del legno, la “rudezza” del cemento, la trasformabilità delle plastiche, la promessa di facile smaltimento del cartone etc.);
  • Discorso sui materiali (per es. nella letteratura, nel discorso gastronomico, pubblicitario, cinematografico, ambientale, turistico, di brand etc.): classificazioni, ruoli tematici, configurazioni figurative;
  • Strategie di camouflage legate alle consistenze, alle texture e alla percezione di diverse materie (per es. in arte, nel design, in architettura, nella moda etc.);
  • Trasformazione dei materiali (passaggi di consistenza, trasformazioni della materia à la Bastide, in arte, cucina, design etc.) e riflessioni su specifici stati (per es. polveri, pulviscoli etc.);
  • Dematerializzazione, rimaterializzazione e traduzione intersemiotica (per es. gli scarti e il riciclo, il riuso nell’arte e nel mondo dei consumi, la produzione di effetti di materialità nel mondo digitale e virtuale etc.);
  • Ibridi materici tra materiali umani e non-umani ed effetti di queste relazioni (per es. come tessuti, oggetti, dispositivi, protesi entrano in relazione con il corpo);
  • Materialità e immaterialità come effetti di senso e relazioni con sostanze immateriali nel senso comune (per es. luce, suono, dati etc.).

I testi devono avere una lunghezza massima di 40000 caratteri ed essere accompagnati da un abstract in inglese di massimo 1000 caratteri.

Scadenza per l'invidio dei testi : 7 giugno 2023
Scadenza per l'invidio dei testi revisionati: 25 luglio 2023
Pubblicazione: ottobre 2023

Inviare le proposte a: dario.mangano@unipa.it ; mariacristina.addis@unisi.it ; giorgia.costanzo@unipa.it ; elisa.sanzeri@unipa.it

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